Le aziende e soprattutto gli Hr department stanno affrontando e gestendo in questi giorni una situazione che difficilmente poteva essere prevista: l’emergenza del Coronavirus sta infatti imponendo decisioni e cambiamenti aziendali che in passato non erano mai state affrontate.
Nella speranza che tutto possa risolversi al più presto, è importante che le aziende approfittino di questo periodo “sospeso” anche per fare delle riflessioni utili per il proprio business: le misure adottate in via straordinaria stanno dando i loro effetti positivi? I collaboratori e le figure preposte all’implementazione dei piani di Crisis Management e Business Continuity si stanno dimostrando all’altezza del ruolo? Le digital e le soft skills in possesso dei collaboratori sono sufficienti a garantire il corretto svolgimento del lavoro anche nella modalità di smart working?
Ecco alcune riflessioni che abbiamo maturato in questi giorni.
1.La pianificazione è tutto: i dati per descrivere i fatti, non le idee.
Mai come in questi giorni,è fondamentale per un’azienda possedere un piano di Crisis Management e di Business Continuity.
Se nel primo caso prevedere anticipatamente degli eventi straordinari che possono mettere in difficoltà e danneggiare l’azienda permette di avere delle strategie pronte, atte ad attenuare e contenere gli effetti negativi di questo evento, il piano di Business Continuity ha come obiettivo quello di non fermare l’operatività di un’azienda, individuando preventivamente delle azioni da implementare in caso di situazioni dirompenti.
Avere pronte le corrette procedure per ciascun tipo di intervento è importantissimo per poter affrontare al meglio situazioni impreviste e limitare i danni: ma come fare per ottenere delle previsioni realistiche e utili? I dati sono l’aiuto più valido per comprendere cosa è stato fatto in passato, cosa è stato più o meno efficace e prevedere nuovi scenari e le conseguenti azioni nel breve, medio e lungo periodo.
Studiare i propri numeri, analizzarli e trarre considerazioni utili per il futuro è il miglior investimento che in questo momento un’impresa possa fare.
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2. Le persone giuste al posto giusto
Avere risorse preparate a ricoprire i ruoli necessari per gestire i piani di crisi e di Business Continuity è molto importante. È qui che le Hr entrano in gioco attraverso il recruiting. È necessario in particolare:
- Inventariare le skills presenti in azienda;
- Conoscere le skills necessarie per supportare la Business Continuity;
- Avere dati sulle best practice internazionali;
- Di conseguenza, avere numeri chiari sul gap di competenze;
- Decidere se acquisire le competenze dall’esterno o formarle internamente.
I passi di cui sopra, vanno fatti con l’utilizzo dei dati, solo loro ci possono dare una misura chiara ed oggettiva delle azioni correttive da implementare per poter garantire Business Continuity e Crisis Management.
Per esempio, se ragioniamo in termini di Crisis Management, il comparto Comunicazione di un’azienda avrà un ruolo di primo piano nel gestire le informazioni in entrata e in uscita, nel comunicare con gli stakeholders e con la stampa. Sarebbe utile conoscere quali competenze sono richieste dall’addetto stampa di una unità governativa? Che competenze hard, soft e digital ha questa figura professionale? Chi dei miei dipendenti ha queste competenze? Le posso formare? Le devo acquisire esternamente? Come posso farmi trovare pronto in futuro?
Lo stesso ragionamento potrebbe essere applicato in un piano di Business Continuity, dove tra gli obiettivi vi è quello di garantire per esempio l’operatività della Supply Chain. Se in piena emergenza Coronavirus l’azienda ha relazioni consolidate in attività di import – export, come potrà gestire la forza lavoro coinvolta? Come riorganizzare la logistica? Chi dovrà occuparsene? Quali competenze sono richieste?
3. La tecnologia come punto di ri-partenza: lo smartworking
Le aziende hanno chiesto ai lavoratori in queste settimane di attingere a tutte le soft e digital skills in loro possesso per non creare un blocco totale delle attività. Come? Chiedendo di lavorare da casa. Ma i lavoratori (e le aziende) italiani sono davvero pronti a farlo? Come capirlo?
Lo smartworking sta entrando poco alla volta nelle nostre abitudini, anche se i numeri, confrontandoli per esempio con Uk, sono ancora molto bassi.
Grazie all’analisi condotta dal nostro di team di data scientist sugli annunci di lavoro pubblicati sul web nel 2019, in Uk ben 543.893 annunci di lavoro richiedono skills legate alla collaborazione online, come: ‘use online tools to collaborate’ e ‘use online communication tools’. L’Italia lo richiede in 68.760 annunci.
La categoria degli impiegati in particolare, molto coinvolta in queste settimane nello smartworking, è una figura a cui tali competenze in Uk sono richieste in oltre 27 mila annunci di lavoro, in Italia in 934.
Scendiamo ancora di più nel concreto: quanti annunci richiedono invece la conoscenza di uno dei più diffusi tool di comunicazione online (Skype, Zoom, Trueconf, Appear.in, Hangouts), sicuramente molto utilizzati in tempi di Corona Virus? In Italia contiamo 8.043 annunci, contro i 25.117 in Uk.
Per non parlare poi di tutte quelle competenze soft quali problem solving, capacità di adattamento, flessibilità, capacità di lavorare in team: tutto ciò che in questo momento è importante avere per svolgere lo smart working al meglio possibile.
Quando crisi significa anche opportunità
Pianificare, individuare i giusti talenti, definire strategie e procedure, capire le competenze che vanno richieste. I numeri sono la risposta, i dati possono realmente aiutare le aziende, che sono fatte di persone.
Ricordiamoci che crisi deriva dal greco krísis , cioè ‘scelta, decisione’: può essere quindi un momento per scegliere nuovi percorsi e prendere nuovi decisioni che in futuro daranno i loro frutti.
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